Politica climatica: il modello svizzero

Politica climatica: il modello svizzero come possibile soluzione globale

Ma è necessario agire a livello internazionale per una riduzione coordinata delle emissioni. Di Beat Ruff — Responsabile supplente Infrastrutture, Energia e Ambiente

Beat Ruff

L’economia svizzera garantisce al Paese il supporto necessario al rispetto degli impegni assunti con la sottoscrizione dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, sostenendo pienamente l’obiettivo del Consiglio Federale, cioè la riduzione, entro il 2030, del 50% delle emissioni rispetto al 1990, anno di riferimento. Il nostro Paese è in prima linea quando si parla di protezione dell’ambiente e di politica climatica: ci poniamo traguardi ambiziosi, agiamo e otteniamo i risultati che ci siamo prefissi. Anche l’industria è da sempre fortemente impegnata sul fronte della riduzione delle emissioni: gli obiettivi che ci eravamo posti per il 2020 sono stati raggiunti già nel 2017. Pochi Stati possono vantare gli stessi risultati!

Cosa può fare ancora la Svizzera come Paese, e che peso ha, a livello mondiale, quanto fatto finora?
Diciamo innanzitutto che, per trovare una soluzione ai problemi posti dal cambiamento climatico, è necessario un approccio globale, a cui anche la Svizzera contribuisce con impegno: dal 1990 il nostro Paese ha ridotto le emissioni del 12%, a fronte comunque di un aumento del 100% della produzione e con una crescita demografica di circa il 33%. Alcuni ritengono che questi risultati non siano ancora sufficienti, ma non bisogna dimenticare che, nello stesso periodo, le emissioni a  livello mondiale sono aumentate di circa il 50%! L’impegno della sola Svizzera non potrà quindi mai essere sufficiente a risolvere il problema, soprattutto considerando che le emissioni del nostro Paese rappresentano meno dell’1‰ di quelle mondiali, e che il 70% delle emissioni globali è da ascrivere a soli dieci paesi, primi tra tutti la Cina e gli Stati Uniti.

Serve una coalizione internazionale

La sproporzione che queste cifre raccontano dimostra che l’unica soluzione possibile è quella di istituire una coalizione internazionale, formata dai principali partner commerciali, capace di sviluppare una politica climatica comune simile a quella svizzera, che preveda quindi una tassazione uniforme dei combustibili fossili per disincentivarne l’uso e diminuire così le emissioni di CO2, opportunità di risparmio a livello internazionali e sistemi di tutela della capacità concorrenziale, sul modello degli accordi sugli obiettivi stipulati tra Confederazione svizzera e imprese. Le istituzioni che meglio potrebbero sviluppare un progetto di questo tipo sono il G7, il G20 o l’OCSE. Ciò che conta davvero è ridurre le emissioni a livello globale, non a livello di singolo Paese: le misure interne sono infatti molto costose e talvolta persino inefficienti. Adottando gli stessi strumenti, altri Paesi potrebbero contribuire in maniera assai più significativa alla riduzione delle emissioni. È quindi importante agire a livello internazionale, e non lasciare che sia la sola Svizzera ad attivarsi con misure realmente efficaci, che costituiscono un impegno gravoso per il nostro Paese e che, a livello globale, contribuiscono solo in minima parte alla soluzione del problema.

Il modello svizzero

I cambiamenti climatici sono un problema di tutti, aziende (svizzere) comprese; l’economia riveste quindi un ruolo fondamentale per risolvere le questioni ambientali. La Svizzera deve ovviamente continuare a dare il proprio contributo, ma è fondamentale che si raggiunga un giusto equilibrio tra i risultati del singolo Paese e quelli di tutti gli altri Stati. A livello nazionale, le aziende potrebbero adottare accordi sugli obiettivi sul modello di quelli svizzeri, che permettano loro di ridurre le emissioni ottimizzando il consumo energetico, senza quindi indebolire la propria competitività: una soluzione vantaggiosa per il pianeta e per l’economia. Bisognerebbe quindi ottimizzare ed espandere questo modello: con le giuste condizioni, anche a livello normativo, le aziende potrebbero arrivare addirittura, a livello nazionale, a quota zero emissioni.

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