Le Startup innovative: un’opportunità per investire in Italia

Le Startup innovative: un’opportunità per investire in Italia

Confermate e ampliate anche per il 2017 le diverse agevolazioni per le nuove società che sviluppano prodotti o servizi innovativi ad alto contenuto tecnologico.

Di Sergio Finulli
Partner Comma 10, Commercialisti & Avvocati Studi Associati

La normativa italiana sulle Startup innovative ha portato in quattro anni a oltre seimila il numero di società iscritte nella sezione speciale del Registro delle Imprese e nel 2016 l’equity investito è stato di 182 milioni di euro con una crescita del 24% rispetto all’anno precedente (dati dell’Osservatorio Startup Hi-Tech del Politecnico di Milano).
Avviando una Startup innovativa si possono cumulare una serie di vantaggi e di opportunità per le nuove forme di imprenditorialità nel settore dello sviluppo di prodotti o servizi innovativi ad alto contenuto tecnologico.
Per favorire la capitalizzazione delle Startup innovative alle società che entrano nel capitale sociale spetta una deduzione dal reddito d’impresa ai fini IRES pari al 30% dell’apporto con il limite di 1,8 milioni di euro e con un risparmio d’imposta massimo di 129’600 euro nel 2017. Un socio persona fisica potrà fruire invece di un credito di imposta IRPEF fino a 300mila euro annui detraibile dall’Imposta sul reddito delle persone fisiche nell’anno in cui viene finanziata l’impresa e nei tre successivi.
Le Startup innovative possono poi reperire risorse finanziarie anche attraverso l’equity crowfounding, offrendo quote di capitale su siti autorizzati.
Una Startup innovativa potrà anche avere interessanti risparmi fiscali nel pianificare gli investimenti e l’organizzazione della produzione utilizzando varie normative.
Un primo vantaggio significativo si può avere nell’acquisto dei beni materiali strumentali alla produzione di nuova fabbricazione e funzionali alla trasformazione tecnologica delle imprese. Il costo ammortizzabile sale in questo caso al 250% (iperammortamento) che è cumulabile con un ulteriore superammortamento pari al 140% previsto invece per l’acquisto di beni immateriali, ad esempio software o applicazioni, connessi al bene strumentale come nel caso di macchinari per la produzione controllati da sistemi computerizzati e connessi ad un software in grado di riprodurre modelli in 3D.
Gli interessi sui prestiti contratti per finanziare (anche con leasing finanziari) gli investimenti in beni strumentali nuovi ad uso produttivo possono essere poi coperti da un contributo pubblico (Legge “Nuova Sabatini”).
L’attività di Ricerca & Sviluppo svolta internamente alla Startup innovativa contribuisce a incrementare i benefici fiscali cumulandosi con i precedenti.
In questo caso spetta un credito d’imposta pari al 50% parametrato ad alcune spese incrementali, come il personale, i contratti di ricerca, i beni strumentali e immateriali legati alle attività di R&S.
Qualora l’attività di R&S porti anche allo sviluppo di beni immateriali come brevetti o software si può beneficiare della parziale detassazione dei redditi derivanti dall’utilizzo, diretto o indiretto, degli intangibles secondo la normativa del patent box.
Anche il costo del personale può essere ottimizzato con incentivi e vantaggi, sia per i lavoratori che per la stessa Startup innovativa. Amministratori, dipendenti e collaboratori possono infatti essere remunerati con strumenti di partecipazione al capitale sociale come le “stock option” godendo della non imponibilità sia ai fini fiscali sia a quelli contributivi del reddito di lavoro derivante dall’assegnazione delle stock option stesse, mentre i fornitori di servizi esterni possono essere pagati attraverso schemi di “work for equity”.
Per chi sceglie di innovare in Italia c’è un’ulteriore forma di agevolazione relativamente ai permessi di soggiorno: un cittadino straniero già in possesso di regolare permesso di soggiorno (sono inclusi i permessi per studio, tirocinio o formazione) che intende restare in Italia per avviare una Startup innovativa potrà procedere direttamente alla conversione del suo documento in permesso di soggiorno per lavoro autonomo e senza dover tornare nel paese d’origine per l’apposito visto.

Da sinistra: Mariagiulia Signori, Andrea Angheleddu e Sergio Finulli, Partner Comma 10

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