La formazione in Svizzera come fattore di innovazione e d’integrazione
Estratto dell’intervento di Mauro Dell’Ambrogio
A cura della redazione.
I fattori-chiave delle posizioni di eccellenza della Svizzera in termini di competitività e innovazione
Si tende a pensare che dipenda dalla piazza finanziaria; ma essa rappresenta circa l’8% del PIL, meno che nel Regno Unito o in Lussemburgo. La Svizzera ha invece deindustrializzato meno di altri paesi occidentali, nonostante gli alti costi, grazie all’innovazione. Quando mi chiedono come lo facciamo, un po’ provocatoriamente rispondo: “Perché non abbiamo una politica dell’innovazione”, nel senso che ci limitiamo a curare condizioni-quadro favorevoli, quali la limitata regolamentazione del mercato del lavoro, la qualità delle infrastrutture, l’attrattività per i talenti. Formazione, ricerca e integrazione sono tra queste condizioni.
La specificità del sistema formativo svizzero
Lo standard europeo prevede tra i 15 e i 19 anni una formazione scolastica a pieno tempo per tutti, distinta appena tra liceale e tecnico-professionale, con l’intento di portare il più possibile nelle università. Ciò ha fatto esplodere sia il numero di coloro che non concludono il percorso sia la disoccupazione accademica. Il sistema svizzero ha invece conservato come via principale l’apprendistato in azienda, parallelo alla frequenza scolastica per un solo giorno settimanale. Il 65% dei quindicenni si trova un lavoro. Questo favorisce l’occupazione, perché l’offerta di posti e curricula d’apprendistato reagisce rapidamente all’evoluzione dei settori economici.
La permeabilità del sistema
L’apprendistato è ben presente nei paesi di lingua tedesca, ma in Svizzera in modo particolarmente radicale. Curricula ed esami professionali sono di competenza delle organizzazioni del mondo del lavoro, composte da datori di lavoro e sindacati. La scuola pubblica fornisce l’insegnamento di cultura generale. Lo Stato vigila sulle imprese formatrici: l’attitudine pedagogica di chi è responsabile degli apprendisti (spesso il titolare medesimo dell’impresa) è verificata in modo rapido e poco burocratico. L’offerta di posti d’apprendistato non è obbligo di legge, ma è forte la pressione per solidarietà di categoria. Il diploma si consegue dopo 4 anni d’apprendistato, 3 per le professioni meno esigenti. Una buon terzo dei diplomati, assolti studi ed esami supplementari, consegue la maturità e può accedere alle scuole universitarie professionali SUP (Fachhochschulen), spesso frequentate continuando a lavorare nel settore a tempo parziale. Un liceale che vuole accedere ad una SUP deve prima lavorare almeno un anno nel settore specifico. Università e SUP hanno molti curricula simili: le prime formano un ingegnere a partire da un liceale; le seconde a partire da un elettricista. Con differenze nella didattica iniziale, ma le due lauree sono sostanzialmente equivalenti sul mercato del lavoro. Il vantaggio del liceo consiste nella ritardata possibilità di scelta, non necessariamente nelle migliori prospettive professionali. In Svizzera sono possibili eccellenti carriere perfino senza laurea, attraverso esami professionali specifici; come è il caso per il CEO della più grande banca svizzera.
La scelta dell’apprendistato
La ricerca inizia già durante l’ultimo anno di scuola media, che in Svizzera dura un anno più che in Italia. L’apprendistato non è specifico delle sole professioni artigianali, ma anche di quelle commerciali, sanitarie ecc. Il sistema funziona grazie al contesto culturale, che può essere fatto risalire fino alle corporazioni medievali. Per le famiglie, la figlia o il figlio non devono studiare a tutti i costi, ma piuttosto prima trovarsi un lavoro e magari studiare più tardi, se l’attitudine all’apprendimento astratto non si è ancora manifestata. E le imprese sanno che l’apprendistato non raccatta soltanto i fallimenti scolastici.
Non è troppo presto dover scegliere a 15 anni?
Ciò poteva essere parzialmente vero qualche decennio fa, quando lavoro significava “catena di montaggio”. Oggi le professioni sono evolute e l’esperienza professionale fatta da adolescente può preparare altrettanto bene di quella scolastica, anche dal profilo culturale generale. È da superare il pregiudizio che a scuola si coltivano libertà e senso critico, mentre al lavoro la persona è sfruttata. L’impatto con la realtà dal lavoro a 15 anni è meno traumatico che dopo la laurea, quando non si trova ciò che si era sognato.
I numeri
In Svizzera il 60% della popolazione attiva ha una formazione terziaria (laurea universitaria, SUP o esami professionale superiori post diploma); il 30% ha almeno il diploma di fine apprendistato. Il restante 10% di non diplomati — potrebbe essere il 5% senza l’effetto migratorio — è una quota molto bassa nel confronto internazionale. La qualificazione della popolazione attiva è alta e il tasso di disoccupazione basso. I costi per abitante del sistema formativo sono nominalmente alti, a causa degli elevati stipendi degli insegnanti. Ma il costo in rapporto al PIL è inferiore alla media OECD, perché i giovani restano meno a lungo a scuola, che non ha la funzione di costoso parcheggio. Anche le università in Svizzera (oltre la metà degli studenti frequenta una delle migliori 200 università al mondo) beneficiano della buona formazione professionale, che non le ha rese istituzioni di massa.
Sul sistema italiano
In Italia la formazione è in funzione accademica, come in tutto il mondo francofono e anglosassone. In Svizzera un buon artigiano gode di prestigio e posizione sociale pari a chi ha studiato. È più difficile cambiare questi aspetti che quelli scolastici.
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