Care amiche e cari amici,
l’atmosfera è quella che è: da un po’ di tempo ci troviamo confrontati con una grande incertezza derivante dagli inaspettati responsi popolari su Brexit e “The Donald”; con la prospettiva di possibili successi dei cosiddetti “populisti” nelle ormai prossime elezioni in molti paesi europei; con l’Unione Europea alle prese con scelte decisive per il proprio futuro; con una situazione economica tuttora incerta (pur se la crescita del PIL europeo è in progresso e finalmente anche gli indicatori economici riguardanti l’Italia stanno migliorando). Insomma, è la solita musica: il contesto generale è problematico, ma esistono come sempre ampi spazi per iniziative improntate alla voglia di fare.
Se osserviamo l’esito di molte votazioni a livello europeo (inclusa la Svizzera), nonché i vari sondaggi d’opinione, dobbiamo constatare che su molte questioni importanti la politica e l’elettorato sono molto divisi sia riguardo agli obiettivi strategici dei rispettivi paesi che alle strategie da adottare per raggiungere tali obiettivi.
Queste contrapposizioni sicuramente non facilitano il compito dei legislatori. Certamente è di fondamentale importanza l’approccio con il quale la classe politica espressa dal paese affronta queste polarità. Attualmente in Italia prevale uno spirito dialettico notevolmente aggressivo, il cui scopo principale è la forte affermazione dell’identità dei vari protagonisti della società (tra l’altro, con il probabile ripristino del proporzionale, la “necessità” di evidenziare la propria immagine è destinata ad acuirsi). Il risultato che ne deriva è un contesto polemico costante ed elevato, una scarsa attenzione all’individuazione di soluzioni accettabili e, di conseguenza, una quasi-paralisi dell’attività di governo.
Anche in Svizzera assistiamo più frequentemente che in passato a fenomeni di forte contrapposizione, talvolta incomprensibili nelle loro modalità. Ma in questo paese la ricerca di soluzioni riguardanti problemi molto controversi affonda le proprie radici in una secolare cultura del compromesso (nel senso più elevato del termine) e in un approccio politico che tuttora antepone il bene comune (i valori della Confederazione) all’identità di parte. La ricerca di soluzioni pragmatiche a problemi anche difficili è perciò facilitata.
Ciò non significa che si tratti sempre di soluzioni ottimali, o che esse possano essere comprese o condivise appieno dai nostri partner internazionali.
Oltre alle abituali rubriche, in questo numero del nostro magazine abbiamo deciso di affrontare alcuni temi di particolare interesse per i nostri amici italiani, quali la posizione di economiesuisse (la “Confindustria“ svizzera) sui rapporti economici italo-svizzeri; un’ampia e assai diversificata analisi del Canton Ticino e dei suoi rapporti con l’Italia, attualmente complessi; una documentata riflessione sulle politiche della Svizzera riguardanti solidarietà e responsabilità, particolarmente interessanti per un paese (come l’Italia) lodevolmente in prima linea nell’affrontare i temi della migrazione.
Scorrendo il nostro magazine vi renderete conto che anche in questo numero ci è stato possibile acquisire l’autorevole parere di personalità di primo piano. Grazie per la loro generosa disponibilità! E grazie a voi per l’attenzione!