Le grandi reti infrastrutturali europee e i loro risvolti macroeconomici

Le grandi reti infrastrutturali europee e i loro risvolti macroeconomici

Il dibattito sulle grandi infrastrutture è purtroppo di corto respiro, anche quando si tratta di grandi opere che hanno lunga vita.

di Lanfranco Senn*

Si discute infatti sugli effetti di breve periodo di cantiere perché il “fastidio” che essi generano è facilmente argomentabile e anche indiscutibile (se non ben gestito, come tra l’altro è stato il caso del Gottardo, anche con soluzioni tecniche e tecnologiche avanzate). Soprattutto si fa egoisticamente fatica ad essere consapevoli che le grandi infrastrutture producono i loro effetti più positivi nel lungo periodo, in un arco temporale che si estende per più generazioni; e che generano benefici ad un territorio ben più vasto di quello locale, soprattutto quando queste infrastrutture consentiranno di offrire servizi di mobilità che nel breve periodo si fa persino fatica ad immaginare. E’ il caso, ad esempio, dei treni ad Alta Velocità o dei trafori alpini. Una poco serena valutazione ex-ante mostra solo i problemi di breve periodo; mentre una più lungimirante e responsabile valutazione ex-post rivela i benefici macroeconomici di lungo periodo, anche per le popolazioni che nel breve periodo sono “infastidite” dagli effetti ambientali problematici. Pensiamo alle rilevanti conseguenze che potrà avere, ad esempio, la migliorata accessibilità ai porti liguri per le imprese del Nord Italia e della Svizzera dovuta alla completa realizzazione del Corridoio Reno Alpi: diminuiranno i costi di trasporto, si accorceranno i tempi di invio e acquisizione delle merci, si modificheranno gli equilibri di mercato, si manifesteranno nuove convenienze localizzative in territori oggi poco valorizzati.

Uno studio del CERTeT della Bocconi, svolto con la collaborazione e il sostegno di APM Terminals Italia, Hupac Intermodal SA, Rivalta Terminal Europa SA e dell’Ambasciata Svizzera a Roma, ha anche tentato di quantificare questi impatti, giungendo alla conclusione che:

  1. Il completamento del Corridoio Reno-Alpi produrrà una crescita del PIL dell’Unione Europea pari a circa 48,5 miliardi nel 2030, determinando un +0,3% del PIL comunitario. Oltre al PIL si determinerà una crescita degli investimenti produtt ivi dello 0,5% e un incremento delle esportazioni del +0,2%.
  2. Circa il 35% di questi effetti sono riconducibili all’area del Nord Ovest italiano e della Svizzera.
  3. Grazie agli investimenti effettuati per la realizzazione delle infrastrutture di trasporto lungo questa direttrice sarà possibile attivare fino a 83.000 posti di lavoro aggiuntivi a livello europeo nel 2030. In Svizzera si stima una ricaduta occupazionale di oltre 5.000 unità aggiuntive al 2030.
  4. Un altro effetto di particolare importanza sarà dato dalla riduzione dei tempi di trasporto una volta completato il Corridoio. Per la modalità ferroviaria si ipotizzano una riduzione compresa tra il 20% e il 30% dei tempi di viaggio tra le varie origini e destinazioni localizzate lungo il Corridoio. Questo potrebbe permettere un ulteriore riequilibrio nei confronti della modalità stradale.

* Professore ordinario di Economia Regionale Università Bocconi. Direttore dell’area Economia della SDA Bocconi.

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