Intervista a Martina Hirayama, Segretaria di Stato per la Formazione,
la Ricerca e l’Innovazione della Confederazione Svizzera
L’educazione, la ricerca e l’innovazione rivestono un’importanza fondamentale per lo sviluppo economico e sociale della Svizzera. Quali sono, secondo Lei, gli ambiti in cui occorre intervenire?
“Oggi il sistema svizzero dell’educazione, della ricerca e dell’innovazione (ERI) è competitivo a livello internazionale. Offre infatti percorsi formativi professionali e accademici in linea con le esigenze dei singoli e i principi dell’ap-prendimento permanente. Di conseguenza, le imprese e il mondo scientifico hanno a disposizione personale specializzato e dirigenziale con un ampio ventaglio di qualifiche. Questa diversificazione è uno dei principali punti di forza della Svizzera e costituisce un vantaggio concorrenziale per la nostra piazza economica.
Si tratta sicuramente di una situazione favorevole, essendo la Svizzera una nazione piccola che non dispone di grandi riserve naturali, e intendiamo fare tutto il possibile per continuare così anche in futuro. Vogliamo quindi intervenire con investimenti commisurati, anche in periodi finanziariamente non favorevoli. Così facendo, tra l’altro, continueremo ad attenerci ai nostri consolidati principi di promozione: quello della sussidiarietà, di un’ampia autonomia per gli attori che mostrano senso di responsabilità e della concorrenza come motore della qualità e dell’innovazione.”
La digitalizzazione sta modificando rapidamente molti settori, compreso quello dell’educazione e della ricerca. Come sta operando la Segreteria di Stato per sfruttare al meglio le opportunità offerte da questo nuovo fenomeno?
“L’educazione, la ricerca e l’innovazione hanno sempre svolto un ruolo centrale per quanto riguarda lo sviluppo e l’utilizzo delle nuove tecnologie. Sebbene porti con sé sia sfide complesse sia innumerevoli opportunità, la digitalizzazione non costituisce di certo un’eccezione. È infatti uno dei quattro temi trasversali della politica federale in materia di educazione, ricerca e innovazione (ERI) 2025-2028 e, in quanto tale, viene trattato il più possibile nell’ambito delle strutture e degli strumenti esistenti, in conformità con i principi della nostra politica di promozione. La Confederazione e gli operatori ERI, dalla formazione professionale alle scuole universitarie fino al mondo della ricerca, definiscono i loro obiettivi nel quadro di piani strategici e convenzioni sulle prestazioni.”
Il benessere, la coesione sociale, lo sviluppo sostenibile e l’attrattiva della Svizzera in quanto piazza economica sono fattori interconnessi. Come è possibile fare in modo che la trasformazione digitale e tecnologica si compia in maniera integrata, tenendo conto di tutti gli aspetti appena menzionati?
“Dando la possibilità al maggior numero possibile di persone residenti nel nostro Paese di diventare parte integrante del cambiamento. In particolare, occorre concentrarsi sulla promozione dell’apprendimento permanente, specialmente nell’ampio settore della formazione professionale.
Dal momento che il mondo del lavoro è sempre più digitalizzato e richiede competenze sempre nuove, aggiornare e perfezionare il proprio know-how (upskilling e reskilling) è la scelta vincente per continuare a essere competitivi sul mercato del lavoro.”
La cooperazione internazionale nel settore ERI è considerata uno dei fattori chiave del successo. In questo ambito, quali sono gli aspetti che accomunano la situazione della Svizzera e quella dell’Italia?
“La Svizzera e l’Italia intrattengono una cooperazione costante e proficua in questo settore, come testimoniano del resto svariati indicatori. Nel quadro del programma dell’UE Orizzonte Europa, i colleghi italiani si collocano al secondo posto della graduatoria dei partner di progetto con cui gli svizzeri collaborano più di frequente. Entrambi i Paesi sono membri di autorevoli istituti di ricerca internazionali, dall’European Organization for Nuclear Research (CERN) all’Organizzazione europea per la ricerca astronomica (ESO) fino al Laboratorio europeo di biologia molecolare (EMBL). Senza dimenticare, naturalmente, l’assidua collaborazione di natura scientifica e tecnologica all’interno dell’agenzia spaziale europea (ESA), che la Svizzera e l’Italia hanno contribuito a fondare nel 1975.”